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Finanziaria ok, ma senza la banca del sud

Non trovano spazio nella manovra anche i fondi per i giovani ricercatori. Non passa il mini-taglio all'Irap

Ora la parola passa all'aula della Camera per la seconda lettura

2009-10-13

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2009-11-13

Ora la parola passa all'aula della Camera per la seconda lettura

Finanziaria ok, ma senza la banca del sud

Non trovano spazio nella manovra anche i fondi per i giovani ricercatori. Non passa il mini-taglio all'Irap

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Banca del Sud, lo stop di Schifani. "Emendamento inammissibile" (13 novembre 2009)

Il presidente del Senato, Renato Schifani, con il capogruppo Pdl, Gasparri, e il suo vice, Quagliariello (Lapresse)

Il presidente del Senato, Renato Schifani, con il capogruppo Pdl, Gasparri, e il suo vice, Quagliariello (Lapresse)

ROMA - - L’Aula del Senato ha approvato la manovra di bilancio per il 2010 che passa adesso alla Camera per la seconda lettura. L'assemblea ha approvato la manovra introducendo solo le modifiche contenute nel maxi-emendamento presentato dal relatore Maurizio Saia. I senatori dopo aver approvato il ddl Finanziaria con 149 sì, 122 no e 3 astenuti, hanno dato anche il via libera alla Nota di variazione e al ddl Bilancio (148 voti a favore, 112 contrari e nessun astenuto). Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, si è detto sodisfatto dello "straordinario e responsabile lavoro fatto in questi giorni" tuttavia ha spiegato in una nota che "alla Camera, in seconda lettura, non mancheranno occasioni per ulteriori comuni approfondimenti e riflessioni".

RICERCATORI SENZA FONDI - Il rush finale per la manovra al Senato ha visto la cancellazione della banca del sud e dei fondi previsti per l'assunzione di giovani ricercatori. Due temi, questi, destinati a tenere vivo il dibattito politico. Lo stanziamento per i ricercatori era stato previsto in un emendamento, inizialmente presentato da Guido Possa del Pdl e poi ritirato. Era allora stato fatto proprio dal Pd. La proposta di modifica prevedeva la spesa di 80 milioni di euro per assumere 4.200 ricercatori ma è stato bocciato e accolto dal governo solo come ordine del giorno. Ora la finanziaria è stata approvata dal Senato e i fondi non ci sono. L'Osservatorio della Ricerca, un gruppo trasversale di scienziati e ricercatori italiani, è sul piede di guerra e chiede spiegazioni al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Per Ignazio Marino, senatore del Pd, "un Paese che non investe nei giovani scienziati è un Paese che svende il proprio futuro. È uno scandalo che non deve passare sotto silenzio. Dopo tante dichiarazioni di questo governo sull'importanza della ricerca nel nostro Paese, i fatti dimostrano una totale mancanza di una visione strategica per l'innovazione e lo sviluppo". L'ex candidato alla segreteria dei democratici fa anche una proporzione con quanto avvene oltre confine: "Per la prima volta - sottolinea- i fondi per la ricerca, innovazione e sviluppo scendono in Italia sotto l'1 per cento del Pil mentre in Paesi come la Francia e la Germania superano ampliamente il 2 per cento".

LO STOP ALLA BANCA DEL SUD - La banca del Sud, invece, è saltata in quanto la misura è stata giudicata inammissibile dal presidente Renato Schifani, che ha respinto anche le norme sui tartufi, mentre ha "salvato" il comma sulla possibilità di vendere gli immobili confiscati alla mafia. L’accelerazione sulla Banca del Sud, voluta dal ministro Tremonti, è stata bloccata dal numero uno di Palazzo Madama "per estraneità di materia". La questione pregiudiziale era stata sollevata in commissione Bilancio, prima, e in Aula, poi, dal senatore del Pd, Enrico Morando, che aveva chiesto formalmente a Schifani di dichiarare l'inammissibilità. Richiesta accolta dal presidente del Senato in quanto sia il regolamento che la prassi parlamentare di Palazzo Madama prevedono l'inammissibilità in Aula di emendamenti non affrontati in Commissione. Schifani ha precisato che "da uomo del Sud" ha deciso "a malincuore", ma ha anche sottolineato di non essere "mai stato fiscalissimo nell'attribuzione della concessione dei tempi": "Sarei stato pronto a dare alla Commissione ulteriore tempo per discutere questo emendamento, che formalmente è inammissibile, se ci fosse stata la volontà di tutte le parti in deroga a dichiaralo ammissibile soltanto dietro una condivisione". Che però non c'è stata.

NIENTE TAGLIO ALL'IRAP - L'Aula del Senato ha anche bocciato gli emendamenti alla Finanziaria presentati dal presidente della Commisione Finanze, Mario Baldassarri, che prevedevano il mini-taglio dell'Irap, l'introduzione della cedolare secca sugli affitti e l'avvio del quoziente familiare. I gruppi di opposizione avevano votato a favore degli emendamenti, che sono stati respinti per via delle numerose astensioni da parte di esponenti della maggioranza.

I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA - Tra le misure introdotte c'è lo stanziamento di fondi per la sicurezza (100 milioni), che saranno coperti, in parte, dalla vendita di immobili confiscati alla mafia. Un comma dell'emendamento prevede infatti la possibilità di vendere i beni che non sono utilizzabili a fini sociali e destinare le entrate per il 50% al ministero dell'Interno e per il 50% al ministero della Giustizia "per assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali".

LE ALTRE MISURE - È poi previsto lo stanziamento di 15 milioni di euro l'anno (per il 2010-2011) e 20 milioni di euro (per il 2012) per le regioni del sud che incentivano i progetti coordinati dal consiglio nazionale delle ricerche in materia di tecnologie avanzate per l'efficienza energetica, tutela dell'ambientale, metodologie innovative per il made in Italy agroalimentare, produzione di farmaci biotecnologici. Anche quest'anno arrivano in Finanziaria alcune 'micro-misurè. Vengono stanziati quattro milioni di euro per la diffusione di defibrillatori semiautomatici e automatici esterni, che diventano 2 milioni per i successivi due anni. Arriva inoltre il divieto di utilizzare i marchi delle forze armate sanzionato con multe comprese tra 1.000 e 5.000 euro per chi non rispetta la norma. Per le regioni che sono state colpite dal maltempo, il 6 giugno di quest'anno, arrivano 10 milioni di euro. Per i prodotti a lunga stagionatura viene autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per "il riconoscimento dei contributi alla produzione". Vengono salvati i contributi alle testate giornalistiche che hanno cambiato denominazione sociale, come il Secondo l'Italia che dopo la fusione di An e Forza Italia nel Pdl non è più organo di partito. Per il settore agricolo è prevista una proroga delle agevolazioni contributive, che vale 154,5 milioni. Ma dall'altra parte vengono tagliate le agevolazioni sulle accise sul biodiesel, prevedendo un gettito di 88,7 milioni.

MAGGIORANZA DIVISA - Il braccio di ferro sulla Finanziaria era cominciato già durante l’esame in commissione Bilancio del Senato. Il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama, Mario Baldasarri deposita, insieme ad alcuni colleghi del Pdl, un pacchetto di emendamenti che contiene un mix di tagli alle tasse e riduzioni di spesa. Il giorno dopo il premier, Silvio Berlusconi, davanti alla platea della Cna, aveva annunciato un taglio graduale dell’Irap sino alla sua soppressione. Alla fine, alla prova del voto nell’Aula del Senato, le proposte più significative del pacchetto Baldassarri (Irap, quoziente familiare e cedolare affitti) vengono bocciate, ma il "no" è sul filo di lana. Sugli affitti i voti favorevoli sono 128 (le opposizioni più Baldassarri), i contrari 117 e le astensioni, che a Palazzo Madama valgono come ’no’, sono ben 29 e arrivano dal Pdl, con i finiani in testa. Sull’Irap, votazione quasi fotocopia: 128 sì, 120 i no e 26 gli astenuti tutti del Pdl. Stesso discorso per l’Irpef: 126 voti favorevoli, 126 contrari e 22 astenuti.

 

13 novembre 2009

 

REPUBBLICA

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2009-11-13

La somma era destinata all'assunzione di 4200 giovani nelle università

Ma al Senato l'emendamento, bocciato in commissione, è diventato 'ordine del giorno'

La denuncia dei ricercatori

"80 milioni spariti dalla Finanziaria"

Ghizzoni (Pd): "Messi in discussione fondi già stanziati nel 2007"

L'Associazione Precari: "E' l'ultimo colpo di mano, dopo anni di blocco dei concorsi"

di ROSARIA AMATO

La denuncia dei ricercatori "80 milioni spariti dalla Finanziaria"

ROMA - Sono finiti nel nulla 80 milioni destinati all'assunzione a tempo indeterminato di 4200 ricercatori universitari. La denuncia è dell'Osservatorio della Ricerca, un gruppo trasversale di scienziati e ricercatori italiani. Il rischio che la somma, stanziata dalla Finanziaria 2007 ma "vincolata" a un successivo provvedimento, svanisse nel nulla si è concretizzato quando l'emendamento presentato in Aula al Senato (e a suo tempo bocciato in commissione Bilancio a Palazzo Madama, che ha appena approvato il provvedimento in via definitiva) è diventato un semplice "ordine del giorno".

Niente fondi per le assunzioni. A quel punto i ricercatori hanno perso le ultime speranze: "Siamo di fronte alla ormai quasi certa perdita di fondi per le assunzioni - denuncia il coordinatore dell'Osservatorio, Rino Falcone, del Cnr - fondi già stanziati che andranno in economia. Sappiamo quanto sia complicato recuperare risorse per questo settore, e come tutti i politici sensibili ai temi della consocenza si lamentino delle difficoltà di farle uscire dal bilancio dello Stato. Qui le risorse ci sono già e si decide di non allocarle!".

L'emendamento trasformato in ordine del giorno. "L'emendamento presentato dal presidente della commissione Cultura, Antonio Possa (Pdl) - spiega Antonio Rusconi, presidente dei senatori Pd all'interno della commissione - era frutto di un'iniziativa comune. Quando si è andati a votare, Possa è stato costretto a togliere la firma, mentre il secondo firmatario Sciutti, capogruppo Pdl in commissione Cultura, ha chiesto che l'emendamento venisse trasformato in ordine del giorno. Una decisione che ha un solo significato: questo Paese non investe nella ricerca, e i fondi che vi vengono destinati sono fonti di saccheggio di risorse anziché d'investimento".

Il rischio del trasferimento dei fondi. Che i fondi rischino veramente di essere trasferiti dal bilancio del ministero dell'Istruzione a un altro bilancio, considerato di maggiore urgenza o importanza, è più di un sospetto anche per Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd in commissione Cultura alla Camera, che già alcune settimane fa ha presentato un'interrogazione al governo, chiedendo quando e come s'intende sbloccare gli 80 milioni stanziati tre anni fa. "Dalla risposta del sottosegretario Pizza - dice Ghizzoni - è emersa la possibilità di "procedere in via amministrativa" per l'utilizzo della somma in questione. Mi auguro che sia così, perché noi temiamo invece che si voglia anticipare in qualche modo la legge Gelmini, che prevede la scomparsa del ricercatore di ruolo. Quando la legge entrerà in vigore ci saranno solo ricercatori assunti a tempo determinato. Così si stanno infliggendo nuovi tagli, coerenti solo con l'idea della Gelmini di ricercatori precari a vita''.

"I 40enni già all'estero, ai 30enni non resta che andar via". "Se non si procederà con le nuove assunzioni, si salterà ancora una generazione - denuncia Daniele Archibuti, ricercatore del Cnr e professore alla Sapienza di Roma e all'Università di Londra - quella dei quarantenni è già tutta all'estero. Anche a quella dei trentenni non rimarrà che partire. Questo significa che se anche in futuro si dovesse tornare ad assumere nelle università italiane, nessuno passerà ai nuovi ricercatori conoscenze aggiornate. Questa generazione passerà al prepensionamento prima ancora dell'assunzione".

Atenei, niente assunzioni e niente stipendi. Gli 80 milioni stanziati dalla Finanziaria nel 2007 facevano parte di un finanziamento più ampio triennale: 20 milioni per il primo anno, 40 per il secondo, 80 per il terzo. La terza tranche era più sostanziosa perché sarebbe servita al pagamento degli stipendi anche dei ricercatori assunti con i due concorsi precedenti. Il che significa che se i fondi dovessero essere "stornati", per gli atenei ci sarebbe un doppio problema: oltre alle mancate nuove assunzioni, bisognerebbe anche far fronte agli stipendi dei neoassunti e verrebbero a mancare le risorse necessarie.

I precari: "Vicenda assurda". "Questa dei posti da ricercatore è una vicenda assurda: - denuncia Francesco Cerisoli, presidente dell'Associazione Precari della Ricerca-APRI - il ministro Gelmini è incredibilmente latitante rispetto a questo 'colpo di mano' e se anche alla Camera si confermerà questo orientamento, il ministro infliggerà l'ultimo colpo a migliaia di ricercatori, dopo anni di blocco dei concorsi. Alla faccia del ricambio generazionale che hanno più volte sbandierato".

"Il governo non li sbloccherà". "Questi finanziamenti hanno bisogno di un provvedimento particolare di sblocco - spiega ancora Ghizzoni - perché erano originariamente vincolati all'emissione di un decreto che avrebbe dovuto stabilire nuove norme di trasparenza e imparzialità per i concorsi. Tale decreto è stato bocciato dalla Corte dei Conti, e quindi è necessaria ogni anno una norma speciale che permetta di spendere questi soldi, già nel bilancio del Miur. A questo punto l'unica soluzione possibile sarebbe che il governo stabilisse ufficialmente che la legge Gelmini si sostituisce al provvedimento bloccato nel 2007, sbloccando automaticamente quest'ultima tranche di 80 milioni. Ma dubito che il governo lo farà".

© Riproduzione riservata (13 novembre 2009)

 

 

 

 

Inammissibile l'emendamento sull'istituto per il Mezzogiorno

Il mancato passaggio in commissione fatale anche all'Iva sui tartufi

Il Senato approva la Finanziaria

resta fuori la Banca del Sud

Sì invece alla destinazione alla vendita dei beni confiscati alla mafia. Don Ciotti: "Tradito l'impegno con i cittadini, che si erano espressi per l'uso sociale di queste risorse"

Il Senato approva la Finanziaria resta fuori la Banca del Sud

Le votazioni al Senato

ROMA - Il Senato ha approvato la Finanziaria con 149 voti favorevoli, 122 contrari 122 e 3 astenuti. Il Senato ha sospeso la seduta per consentire alla commissione bilancio di esaminare la nota di variazione al bilancio approvata dal consiglio dei ministri. Dopo la pausa, i senatori torneranno in Aula per il voto finale del disegno di legge di bilancio con il quale si conclude l'esame della finanziaria. Il testo approvato poi passerà all'esame della Camera.

Nel pomeriggio, era stata dichiarata inammissibile la norma che introduceva la Banca del Sud nel contesto della Finanziaria. "Il regolamento mi impone la dichiarazione di inammissabilità", ha detto in Aula il presidente del Senato, Renato Schifani, spiegando che l'emendamento non era stato discusso dalla commissione Bilancio prima dell'approdo in Aula.

"Ritengo che una discussione avrebbe potuto contribuire al dibattito tra le parti - ha detto Schifani -. Mi spiace che in questa occasione nè la commissione nè l'Aula abbiano la possibilità di potersi confrontare. Sarebbe stata necessaria per questo la volontà di tutte le parti a dichiarare ammissibile in deroga l'emendamento, ma prendo atto della obiezione di Morando e quindi dichiaro inammissibile il testo".

Stessa sorte, per analoghe ragioni, è stata riservata all'emendamento che prevedeva le detrazioni Iva sulle autofatture di chi acquista tartufi da venditori occasionali. E' stato ritenuto invece ammissibile il comma sulla destinazione delle somme ricavate dalla vendita dei beni confiscati alla mafia, perché anche se l'argomento non era stato trattato in modo specifico nel passaggio in commissione, comunque la materia, in generale, era stata trattata nel corso delle sedute.

Una norma che Don Ciotti, presidente dell'associazione Libera, contesta con forza: "Con l'emendamento votato oggi al Senato che consente la vendita dei beni immobili confiscati alle mafie, viene di fatto tradito l'impegno assunto con il milione di cittadini che nel 1996 firmarono la proposta per la legge sull'uso sociale dei beni confiscati alla mafia e la loro restituzione alla collettività", ricorda.

"Se l'obiettivo è quello di recuperare risorse finanziarie - prosegue il sacerdote - strumenti già ce ne sono, a partire dal 'Fondo unico giustizia' alimentato con i soldi 'liquidi' sottratti alle attività criminali, di cui una parte deve essere destinata prioritariamente ai famigliari delle vittime di mafia e ai testimoni di giustizia. Ma è un tragico errore vendere i beni, correndo di fatto il rischio di restituirli alle organizzazioni criminali, capaci di mettere in campo ingegnosi sistemi di intermediari e prestanome e già pronte per riacquistarli, come ci risulta da molteplici segnali arrivati dai territori più esposti all'influenza dei clan".

(13 novembre 2009)

 

 

 

 

LA SCHEDA. La Finanziaria dall'A alla Z, nella versione approvata dal Senato

Stanziati 100 milioni per la sicurezza. Contributi per il prosciutto, ma non per il tartufo

Dalla stangata al biodiesel

alla vendita dei beni confiscati

Dalla stangata al biodiesel alla vendita dei beni confiscati

ROMA - Cento milioni di euro al settore della sicurezza, dopo averne tagliati 900 nella Finanziaria dell'anno scorso; una stangata agli agricoltori, che utilizzano il biodiesel: le agevolazioni sono fortemente ridimensionate con un aggravio per il settore di 88,7 milioni. Salta il taglio dell'acconto dell'Irap, ma non salta il contributo per la stagionatura del prosciutto, imposto dalla Lega. Grosso modo sono queste le principali novità introdotte in Finanziaria, nella versione appena approvata dal Senato. Ecco le principali disposizioni.

Contributi testate giornalistiche. Salvi i contributi alle testate giornalistiche che hanno cambiato denominazione sociale, una norma ad hoc mantiene il diritto alle risorse. Beneficerà nella norma il Secolo d'Italia, che prima era organo di partito di An ed ora, con la costituzione del Pdl, è un giornale vicino a Gianfranco Fini.

Le risorse per la sicurezza. Sono stati stanziati 100 milioni - però dopo averne tagliati 900 nella Finanziaria dell'anno scorso - per il riconoscimento della specificità di funzione, che verranno presi - con uno spericolato artificio contabile dall'esito incerto - da un fondo di 200 milioni già previsto nel decreto estivo del 2008.

I beni confiscati alla mafia. Tra le novità anche la vendita dei beni confiscati alla mafia, che non verranno più utilizzati a fini sociali, ma il ricavato verrà devoluto per il 50% al ministero dell'Interno per la tutela sicurezza pubblica e per il restante 50% al ministero della Giustizia per il potenziamento degli uffici giudiziari.

A fare tutto questo sarà una società per azioni, con capitale prevalentemente pubblico, che

agirà in regime semi-privatistico. L'organismo potrà anche fare acquisti per approvvigionamenti vari, comprese le armi, gestirà immobili per centinaia di milioni, con margini di autonomia - propri delle S.p.A -

giudicati incongrui con le funzioni delicatissime che la società sarà chiamata a svolgere.

Il settore agricolo. Prevista una proroga delle agevolazioni contributive per i primi nove mesi del 2010, per un costo di 154,5 milioni. Per il sostegno ai prodotti agricoli di stagionatura prolungata e a denominazione registrato, come è il prosciutto, sono previsti 10 milioni di euro per il 2010. Ma per reperire le risorse di copertura il governo ha ricercato nell'ambito dello stesso comparto. E così è stata drasticamente tagliata la quantità di biodiesel con aliquota agevolata che avrà ripercussioni negative per 88,7 milioni di euro. Niente di fatto, invece, per la detrazione Iva a favore dei commercianti di tartufi che a loro volta acquistano il prodotto da raccoglitori dilettanti: inammissibile.

La banca del Sud. E' saltata perché il presidente Renato Schifani l'ha giudicata inammissibile. Una decisione legata, non solo al fatto che è stata presentata come un "obrobrio giuridico", unico nella storia parlamentare del Paese, ma soprattutto perché la proposta è stata infilata nel "sacco" in discussione al Senato, senza aver fatto prima il suo percorso nella sessione di bilancio in Commissione.

Il credito d'imposta. E' saltato, nonostante fosse stato annunciato come un provvedimento a sostegno del Mezzogiorno, che avrebbe agevolato gli investimenti nel Sud, le aziende che avrebbero assunto e aiutato la ricerca.

Gli affitti. Era stata annunciata la "cedolare secca" del 20% ai proprietari di case, senza più il cumulo con altri redditi, ed era stata annunciata una deduzione delle imposte agli affittuari. Bene, non se ne fa nulla. Tutto resta come è ora, con il locatario che continuerà a tentare di cedere la sua casa in "nero" per non pagare le tasse e l'affittuario che dovrà decidere se fare le cose in regola, oppure sottostare alle regole del locatario.

I capitoli pittoreschi. C'è quello del fondo per la stagionatura del prosciutto, coluto e imposto dalla Lega e c'è quello - che però è saltato - che riguardava agevolazioni fiscali per i produttori di tartufi.

Gli altri interventi. Gli altri nuovi interventi contenuti in Finanziaria sono 15 milioni per il 2010 (più 15 nel 2011 e 20 nel 2012) alle regioni del Sud per incentivare progetti coordinati dal Cnr, 8 milioni in tre anni per la distribuzione di defibrillatori, 10 milioni per il 2010 alla protezione civile per gli interventi nelle regioni del Nord colpite dal maltempo del giugno scorso. Sono inoltre stati previsti 5 milioni a favore degli orfani delle vittime del terrorismo e 3 milioni per il fondo nazionale per le comunità giovanili.

(13 novembre 2009)

L'UNITA'

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2009-11-13

Lavoro, ricerca, sicurezza: nulla. In vendita i beni della mafia

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

"Questa finanziaria corrisponde al nulla, e anche il nulla ha un suo senso". Anna Finocchiaro in Aula fotografa lo stato della politica economica italiana al momento del primo sì alla manovra a palazzo Madama. Nessuna promessa mantenuta: né sulle tasse, né per gli alluvionati di Messina, né per i ricercatori dell’Università, né per la sicurezza e la giustizia (che si finanziano - udite - con fondi già loro).

Eppure quel testo non è affatto una scatola vuota. Anzi, È il concentrato di una serie di mine vaganti, con effetti disastrosi per il Paese, dalle politiche sulla Difesa, a quelle anti (anti?) mafia. Un testo inefficace e pericoloso, costruito a suon di emendamenti (l’ultimo, l’omnibus del relatore, limato fino a ieri mattina) senza una strategia. Il plafond concesso ai senatori non supera i 300 milioni (da sottrarre ad altre voci). Una miseria. Dopo una guerra di nervi nervosa e persa in partenza, la maggioranza vara la manovra 148 sì contro 112 contrari, nessun astenuto.

L’altra mina è tutta politica. L’ultima giornata di votazioni si è rivelata molto complicata per il governo, che di fatto è andato sotto per tre volte e si è salvato solo grazie alle astensioni (in senato si sommano ai no). In un clima carico di tensioni, soprattutto nei confronti del ministro dell’economia, a restare fuori dal testo è stata la sua creatura prediletta: la Banca del Mezzogiorno. Cassata "a malincuore" da Renato Schifani per ragioni regolamentari. C’è da scommetetre che tornerà alla camera. Ma il segnale è arrivato dritto-dritto nelle stanze di Via Venti Settembre.

È da lì infatti che è partita la tagliola sugli stanziamenti. Anche su quelli minimi. Ai ricercatori dell’Università sono stati negati 80 milioni per 4.200 nuove assunzioni. "Uno scandalo", commenta Ignazio Marino. Il governo ha bloccato poi tutte le proposte dell’opposizione per la messa in sicurezza del territorio in provincia di Messina. No alla cedolare secca sugli affiti e agli aiuti agli inquilini. No alla limatura Irap, no a veri sgravi fiscali. La finanziaria resta light.

"Una vera presa in giro", ripetono in Aula parecchi senatori, i fondi per il ministero dell’interno e della Giustizia. Dopo le rassicurazioni anche dei big del centrodestra (Maurizio Gasparri in testa) l’Economia ritaglia 100 milioni da un fondo istituito nella manovra dell’anno scorso proprio per finanziare giustizia e sicurezza. Una beffa. Quei 100 milioni, spuntati a ridosso della partita sul processo breve, non sono che una partita di giro. Alla Giustizia i soldi della Giustizia. Sono indignati i senatori delle Commissioni Giustizia e antimafia. Ma quella copertura resta. Non si cambia nulla.

Ma i veri giochi pericolosi si fanno sugli immobili. Quelli della Difesa, che vengono sottratti al Demanio e affidati alla neo-costituita Difesa Spa. E quelli confiscati alla mafia. L’emendamento del relatore apre la strada alla vendita degli immobili confiscati alle organizzazioni criminali. Il ricavato sarà distribuito per il 50% al ministero dell'Interno per la tutela sicurezza pubblica e per il restante 50% al ministero della Giustizia per il potenziamernto degli uffici giudiziari.

Una disposizione molto grave. A denunciarlo è don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera. "Con questo emendamento viene di fatto tradito l'impegno assunto con il milione di cittadini che nel 1996 firmarono la proposta per la legge sull'uso sociale dei beni confiscati alla mafia e la loro restituzione alla collettività - dichiara don Ciotti - È un tragico errore vendere i beni correndo di fatto il rischio di restituirli alle organizzazioni criminali, capaci di mettere in campo ingegnosi sistemi di intermediari e prestanome e già pronte per riacquistarli, come ci risulta da molteplici segnali arrivati dai territori più esposti all'influenza dei clan".

Indignate le reazioni dei senatori Laura Garavini e Giuseppe Lumia. "Si apre un varco pericoloso - dichiara la prima - i poteri di controllo dei prefetti sui possibili acquirenti sono molto deboli". "Rischiamo di fare un bel regalo ai caln - aggiunge Lumia - è la solita improvvisata che crea più problemi di quanti ne voglia risolvere. Il nostro no è serio e fondato. Abbiamo sempre sostenuto che i beni debbono diventare reddito per il loro riutilizzo sociale e produttivo. Ma questo compito va affidato ad agenzie specializzate". Tutti appelli caduti nel vuoto: i senatori hanno varato. Ora la partita passa alla Camera, dove il tesoro potrebbe allentare i cordoni della Borsa. Stando almeno alle promesse. E soprattutto infilare di nuovo la Banca del mezzogiorno.

13 novembre 2009

 

 

 

Fondo per giovani ricercatori sparito dalla Finanziaria

il Senato ha trasformato l'emendamento per sbloccare i fondi riservati all'assunzione dei ricercatori in un ordine del giorno; di fatto è ancora reale il rischio che questi fondi vadano persi perchè non utilizzati entro la scadenza del dicembre 2009. Lo sottolinea il segretario dell'Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani), Fernando D'Aniello. Mentre il ministro dell'Istruzione, che aveva annunciato il fondo in pompa magna, tace.

"Si tratta - osserva - dell'ennesimo gesto di indifferenza e prepotenza nei confronti non solo dei giovani ricercatori del nostro Paese ma di tutta l'Università. Chiediamo che il Parlamento approvi, nel proseguo dell'iter parlamentare, interventi adeguati per evitare che i fondi già stanziati per l'assunzione dei ricercatori vadano perduti. Chiediamo anche che il ministro, visto quanto dichiarato nei giorni scorsi in Commissione dal Sottosegretario Pizza, si attivi immediatamente e distribuisca senza ulteriori indugi i fondi alle Università, perchè si possa procedere con l'emanazione dei bandi".

Ci piacerebbe, infine, sapere - conclude D'Aniello - cosa "pensano i rettori della bocciatura del provvedimento e se auspicano anche loro l'immediato sblocco dei fondi: il silenzio su questa vicenda del mondo dei Rettori è imbarazzante e scandaloso".

Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura: alla Camera: "Il ministro Gelmini è stato, di fatto, sfiduciato dal suo stesso governo che non solo tradisce gli impegni a fornire risorse aggiuntive alla ricerca, ma addirittura mette in discussione soldi che già esistono e che devono solo essere spesi. così - conclude - si stanno infliggendo nuovi tagli coerenti solo con l'idea della gelmini di ricercatori precari a vita".

13 novembre 2009

 

 

 

 

Parte Difesa Spa, giro d'affari di miliardi per i privati. In bilico la banca del Sud

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

Ultima giornata da brivido per l’esame della finanziaria in Senato. Gli immobili della Difesa, usciti dalla porta, rientrano dalla finestra, cioè nell’emendamento del relatore Maurizio Saia: saranno gestiti dalla Difesa Spa, la società creata nella stessa manovra che di fatto espropria le strutture pubbliche dal controllo sulle voci di spesa militare. Il braccio di ferro tra Difesa e Economia (che pretendeva il completo controllo sugli immobili, anche per via di un’intesa pregressa) sembra per ora vinto dalla prima. Difficile delimitare il perimetro effettivo della formulazione utilizzata: alla nuova Spa si affidano le attività di "valorizzazione e gestione, fatta eccezione per quelle di alienazione, degli immobili militari".

Si intuisce che il giro d’affari in questo caso è enorme: caserme nei centri storici, alloggi spesso vuoti. Sotto la formula "valorizzazione" può nascondersi tutto. Lo sfondamento del duo La Russa-Crosetto è riuscito, anche se non si comprende ancora come si combinano le nuove norme, con i vecchi patti Difesa-Demanio. Da anni infatti il ministero offre all’economia i suoi immobili, come contropartita delle erogazioni. Un altro punto oscuro, in un’operazione che resta carica di ombre: si affidano a un consiglio d’amministrazione nominato dal ministro ampi poteri decisionali, anche su temi come gli armamenti e la produzione di energia.

Di fatto viene depotenziata la Consip (sempre dell’economia), finora unica titolare per gli acquisti della pubblica amministrazione. Il testo Saia (ieri riformulato) prevede anche nuove disposizioni copyright, ovvero il diritto all’uso esclusivo, sulle proprie denominazioni, stemmi, emblemi e ogni altro distintivo da parte delle forze armate, compresi Carabinieri e Guardia di Finanza. Chissà se varrà anche per le fiction Tv prodotte da Rai e Mediaset. Ancora non è chiaro. "Il business vince, il ministro Ignazio La Russa si prende la Difesa per regalarla alle imprese", commenta Carlo Podda, segretario generale Fp-Cgil.

Ma il vero giallo scoppiato nelle ore in cui i senatori pensavano di avvicinarsi al voto finale (slittato ad oggi alle 13) riguarda la Banca del Sud. Il fiore all’occhiello di Giulio Tremonti (ieri il ministro ha incontrato il mondo cooperativo per avviare il comitato promotore) è rimasto in bilico per l’intera serata. L’opposizione, infatti, ha sollevato la questione dell’estraneità di materia. Oltre tutto quell’argomento non era mai stato discusso in commissione: per prassi in Aula non possono essere introdotti temi completamente nuovi. Prassi mai infranta, con nessun presidente. Così fonti parlamentari davano ieri sera come probabile il ritiro dell’emendamento da parte della maggioranza, per evitare che Renato Schifani ne decretasse l’inammissibilità.

Il nodo gordiano è rimasto irrisolto fino a tarda sera: i lavori d’Aula sono ripresi in serata sugli ordini del giorno. Un modo per guadagnare tempo, mentre tutti i temi importanti (si fa per dire) restavano accantonati, e mentre si attendeva ancora la relazione tecnica su uno degli emendamenti del relatore. Nel testo riformulato dal relatore sono scomparsi alcuni microinterventi, come "pacchetto agricoltura, con i contributi per la produzione di prosciutto a denominazione registrata", o la "detrazione iva per gli acquisti di tartufo da raccoglitori dilettanti". Restano invece gli "spiccioli" per la sicurezza e la difesa. Certo, 100 milioni all’anno sono meglio di niente. Però a fronte dei tagli già operati al comparto sono solo spiccioli e non sono in coerenza con tutte le promesse di un governo che ha fatto della difesa e della sicurezza il centro delle sua identità politica", dichiara Roberta Pinotti (Pd).

13 novembre 2009

 

Sobrietà e consumismo, così i cattolici cercano l'alternativa alla crisi

di Rinaldo Gianolatutti gli articoli dell'autore

In Italia ogni persona consuma in media 196 litri di acqua minerale all’anno. Circolano 36 milioni di autovetture, 752 auto ogni mille abitanti, la più alta densità europea. Ogni cento persone sono attivi 122 contratti di telefonia cellulare. In più ogni italiano butta tra i rifiuti 27 chilogrammi di cibo commestibile all’anno. Crisi o non crisi siamo un "bel" popolo di consumatori, anzi di consumisti: spinti dalla pubblicità, dalla comunicazione, da un malinteso senso del benessere, tendiamo a costruirci un mondo opulento dove crogiolarci felici mentre il Titanic affonda, senza rispetto per le risorse di tutti e senza solidarietà verso le ingiustizie patite da molti. Di questo passo non andremo molto lontano: magari ci sarà la ripresa, ci consoleremo con qualche rimbalzino del Pil e alla fine torneremo di nuovo indietro, vittime e ostaggi del nostro modo di vivere.

Ma, complice anche la crisi devastante dell’ultimo biennio, è arrivata l’ora di pensare un nuovo modello di sviluppo, un aggiustamento (se proprio non si può sopprimere...) dell’economia di mercato e un diverso stile di vita. Una forte e apprezzabile dialettica emerge dal mondo cattolico dove più soggetti, a vari livelli di responsabilità e di elaborazione, si interrogano sullo stato di "questa" economia e sulla urgente necessità di cambiarla, cambiando anche noi stessi. Nei giorni scorsi a Milano la Caritas ha promosso un seminario dal titolo "Sobrietà, Solidarietà, Stili di vita" in cui si è dibattuto a fondo sulla liberazione dal consumismo, così come inteso e praticato oggi, e sull’innovazione delle pratiche sociali ed economiche. L’impegno, che appare evidente nel ruolo della Caritas sul territorio, negli interventi pubblici di alcuni vescovi, nella creazione dei fondi di solidarietà, è finalizzato non solo a essere presenti dove gli effetti della crisi sono socialmente più forti, ma anche a definire un nuovo "modello culturale" di vita e di sviluppo. Una strada che, visti i ritardi, potrebbe essere percorsa anche da quelle forze politiche progressiste, come il pd, che dovrebbero sentirsi motivate a creare un "modello culturale" alternativo a quello berlusconiano.

Il recente libro del cardinale Dionigi Tettamanzi "Non c’è futuro senza solidarietà" indica come "uscire dall’attuale crisi è questione non solo di nuove regole per l’economia, ma anche e innanzitutto di stili di vita: di una vita plasmata dalla sobrietà e dalla solidarietà (...), una serie di atteggiamenti profondi da acquisire specialmente mediante i processi educativi in grado di originare modelli di vita rinnovati". Don Roberto Davanzo, 52 anni, direttore della Caritas Ambrosiana, spiega che "oggi stiamo riprendendo le fila di un dibattito e di un progetto che avevano caratterizzato il percorso di preparazione al Giubileo del 2000 quando, grazie al messaggio della "Centesimus Annus" di Giovanni Paolo II, la chiesa aveva posto con forza la questione irrisolta dell’ingiustizia dello sviluppo economico e si era battuta, ad esempio, affinchè fosse cancellato il debito estero dei Paesi poveri. Purtroppo quella speranza, quell’aspirazione all’apertura di una nuova fase, vennero spazzate via dagli attentati dell’11 settembre 2001". E perchè oggi si riparte? "La crisi - sostiene Davanzo - costringe tutti a riflettere sulla necessità di un nuovo modello economico e di diversi stili di vita. Ripartire dalla sobrietà e dalla solidarietà non vuol dire proporre una società neo-pauperista, chiediamo un’economia giusta e libera. Questa può apparire una provocazione, ma le famiglie non possono accontentarsi di quelli che vanno in tv a dire che il peggio è passato e il futuro sarà rosa. La realtà è che il sistema economico è infartuato, non può continuare a funzionare come è accaduto fino a oggi".

In questa battaglia sociale e culturale le esperienze di base del mondo cattolico offrono qualche traccia su cui lavorare. Si tratta di esempi minoritari ma che possiedono la forza e l’ambizione di evocare cambiamenti più profondi e ampi. Don Gianni Fazzini, 72 anni, si definisce "parroco-operaio in pensione", ha lavorato per molti anni in un’impresa di pulizie, è responsabile dell’Ufficio stili di vita della diocesi di Venezia. Racconta:"Liberare le famiglie dalle scelte in economia, nei consumi, negli stili di vita è un fatto eversivo in questo mondo. Dobbiamo riappropriarci del piacere di scegliere e di vivere. Che senso ha consumare tutta quell’acqua minerale? Non è una follia continuare a girare per le nostre città intasate a bordo di un’auto? Qual è la gioia di un bambino che alla festa del suo compleanno riceve venti regali tutti insieme? Nella mia esperienza di base, con i lavoratori e le loro famiglie, mi è apparso chiaro il limite dell’azione della chiesa: abbiamo sempre privilegiato la solidarietà, la carità, ma invece dobbiamo riscoprire il senso di giustizia, l’elemento più forte nel messaggio di Gesù".

Don Fazzini racconta il valore di esperienze come "Bilanci di giustizia": "Questa iniziativa raccoglie ormai 1200 famiglie, collegate su internet, che provano a superare il consumismo, a riappropriarsi del piacere di vivere attraverso scelte consapevoli e condivise, che cercano di recuperare tempo di vita, di liberare la loro mente dalle imposizioni e dalle costrizioni". Così ci si scambia la ricetta per fare il pane o la pizza in casa, si pratica il silenzio tv, si pianifica la spesa di prodotti biologici, si risparmia sull’energia, si scelgono investimenti etici, si usa la bicicletta in sostituzione dell’auto. E si fanno i bilanci familiari con entrate e uscite, verificando i risparmi indotti da queste scelte. Sarebbe un errore pensare che si tratta solo di un’iniziativa isolata,folkloristica di qualche prete un po’ mattacchione. L’Istituto Wuppertal, un centro di ricerche tedesco, verifica l’evoluzione del grado di benessere delle famiglie coinvolte nel progetto.

In più, forse, siamo in una fase della storia dove il pendolo del cambiamento si sta muovendo dall’individualismo verso la collettività. Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano, argomenta:"La necessità di modificare gli stili di vita non è una "menata" dei cattolici, è una questione che interessa tutta la società. Questo è il momento in cui è possibile il cambiamento, ci sono dei segnali forti. Ad esempio il varo della riforma sanitaria di Obama negli Stati Uniti è un fatto epocale, siamo lontani dagli anni dell’individualismo di Reagan e della Thatcher per i quali la società non esisteva. Oggi, anche sotto la spinta della crisi, comprendiamo i limiti di questa società tecno-nichilista, ci accorgiamo che lo sviluppo economico non può essere illimitato, riscopriamo la centralità dell’uomo e dell’ambiente. Queste tendenze emergono nella società, anche in Italia ci sono segnali di comportamento diversi, più riflessivi da parte dei consumatori". Forse il pendolo si muoverà anche da noi.

13 novembre 2009

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-11-13

Finanziaria: sì del Senato. Al palo la Banca del Sud

di Nicoletta Cottone

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13 novembre 2009

(Lapresse)

Finanziaria da soli 200 milioni

Le novità

Da imprese e banche coro di sì al nuovo istituto

Sud e ambiente: lite in Consiglio

Dite la vostra sulla Finanziaria per il 2010

La Finanziaria dei lettori del Sole 24 Ore

L'Abc della Finanziaria 2010

 

Via libera del Senato alla Finanziaria per il 2010 che passa ora all'esame della Camera. I voti a favore sono stati 149, quelli contrari 122, le astensioni tre. Subito dopo il Consiglio dei ministri, nel corso di una riunione durata 15 minuti, ha approvatola Nota di variazione al bilancio. L'aula del Senato si è poi riunita nuovamente per approvare il ddl Bilancio con 148 sì, 112 no e nessun astenuto. Con l'approvazione del ddl bilancio si é conclusa la sessione di bilancio al Senato sulla Finanziaria, che passa ora all'esame della Camera.

Inammissibile l'emendamento sulla Banca del Mezzogiorno. L'emendamento del relatore alla Finanziaria sulla Banca del Mezzogiorno é stato dichiarato inammissibile dal presidente del Senato, Renato Schifani. Il presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini (Pdl), ha riferito che l'opposizione ha sollevato una questione pregiudiziale di inammissibilità della norma, in quanto l'argomento della Banca del Sud non é stato mai affrontato nel corso dell'esame della Finanziaria in commissione Bilancio. L'emendamento potrebbe invece essere ripresentato alla Camera. "Il regolamento - ha detto Schifani - mi impone la dichiarazione di inammissibilità a malincuore".

Nuovo emendamento omnibus. Intanto è stato approvato un nuovo emendamento omnibus alla Finanziaria per il 2010. Rispuntano il pacchetto agricoltura, i contributi alla produzione di prodotti a stagionatura prolungata come i prosciutti. Più risorse anche per i danni causati dal maltempo al Nord e per i defibrillatori. Il nuovo emendamento presentato questa mattina dal relatore, Maurizio Saia (Pdl), ricalca sostanzialmente la versione originaria. Per la proroga degli sgravi dei contributi agricoli l'emendamento targato Saia precisa che è autorizzata la spesa di 154,5 milioni di euro. Via libera, dunque, norme care alla Lega che ieri erano state bocciate dalla commissione Bilancio di palazzo Madama per carenza di coperture. Confermati i finanziamenti per la sicurezza, le novità per le Forze armate, la possibilità di vendere gli immobili confiscati alla mafia per poter così fare cassa per sicurezza e giustizia. La spunta anche l'Osservatorio per i giovani che ottiene 3 milioni.

Il Cdm approva la variazione di bilancio. Il Consiglio dei ministri ha approvato la nota di variazione al bilancio dello Stato, nel corso di una riunione durata 15 minuti. Il Cdm si é riunito, informa in una nota la Presidenza del Consiglio, sotto la presidenza del ministro Giulio Tremonti, approvando la prima Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e Bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012. La nota, spiega Palazzo Chigi, recepisce gli effetti finanziari e contabili del disegno di legge finanziaria per il 2010,

varato dal Senato. Poi il via libera dell'aula del Senato anche al ddl Bilancio.

Bocciata la cedolare secca sugli affitti. In aula è stato bocciato l'emendamento sulla cedolare secca al 20% sugli affitti presentato dal senatore Mario Baldassarri (Pdl). Respinti anche il taglio dell'Irap e la riduzione Irpef per le famiglie, emendamenti che erano stati riformulati per essere meno costosi nel 2010.

Cosa c'è nel nuovo emendamento. Confermato lo stanziamento di 100 milioni di euro annui per la sicurezza; 154,5 milioni di euro nel 2010, come segnalato, vengono assegnati per la proroga al 30 settembre degli sgravi contributivi agricoli; 15 milioni di euro per gli anni 2010 e 2011 e 20 milioni di euro per il 2012 vanno al Cnr per lo sviluppo delle regioni del Sud; 8 milioni di euro vengono stanziati per i defibrillatori semiautomatici e automatici; 10 milioni sono per il fondo della protezione civile; 10 milioni di euro alla produzione di prodotti stagionati; 5 milioni di euro nel 2010 a favore gli orfani delle vittime di terrorismo e delle stragi che siano collocati in pensione; 3 milioni di euro nel 2010 al Fondo nazionale per le comunità giovanili; la riduzione del contingente di biodiesel da 250mila a 18mila tonnellate produrrà un maggior gettito nel 2010 di 88,7 milioni di euro.

Forte taglio sul biodiesel. Sul biodiesel é stata, infatti, prevista una riduzione del contingente di biodiesel, da 250 mila a 18 mila tonnellate per l'anno 2010. A ciò si applicherà l'aliquota di 423 euro per mille litri in luogo di quella agevolata con una differenza pari a 338,4 euro per mille litri. Ne consegue così un maggior gettito per l'anno 2010 in termini di accisa di 88,7 milioni. Il taglio, sgradito al ministro Zaia, é stato effettuato per reperire le coperture necessarie per prorogare le agevolazioni fiscali sull'agricoltura.

Inammissibili gli sgravi sui tartufi. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha anche dichiarato inammissibile il comma dell'emendamento del relatore alla Finanziaria che riguardava la norma sui tartufi. La disposizione avrebbe consentito agli acquirenti di tartufi da raccoglitori non titolari di partita Iva la possibilità di detrarre l'Iva relativa alle autofatture emesse. La norma sarebbe costata un milione di euro l'anno, a decorrere dal 2010, come segnalava la relazione tecnica all'emendamento del relatore alla Finanziaria, Maurizio Saia, firmata dal Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio.

13 novembre 2009

 

 

 

 

 

Da imprese e banche coro di sì al nuovo istituto

di Isabella Bufacchi

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13 novembre 2009

"Dai nostri archivi"

Tremonti: "Via alla Banca del Sud"

Tremonti: "Si chiamerà Banca del Mezzogiorno"

Banca del Sud prova il decollo

Finanziaria da soli 200 milioni

Sud e ambiente: lite in Consiglio

Al primo "colpo di manovella" che ha avviato i lavori per la costituzione della Banca del Mezzogiorno ieri a Roma ha partecipato "tutta l'economia privata italiana", con un "tasso di adesione al 100%", dalle banche di credito cooperativo alle associazioni imprenditoriali, da Confindustria agli artigiani e agricoltori: un "successo" a conferma che "il progetto è positivo". Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha sottolineato con questa enfasi ieri il largo consenso che sta accompagnando i primi passi della Banca per lo sviluppo del credito nel Sud.

"Non ci sono problemi", ha dichiarato in tarda mattinata il ministro in occasione della conferenza stampa congiunta di Tesoro, Federcasse, Confcooperative e Iccrea tenuta dopo la "prima riunione costitutiva" della Banca del Mezzogiorno a Roma. Il ministro conta sull'"accelerazione" del progetto in Parlamento: la norma nata come disegno di legge è divenuta emendamento alla Finanziaria. Emendamento rimasto però ieri in bilico e che potrebbe essere votato oggi in Aula al Senato. "Non credo ci saranno problemi a Bruxelles", ha sostenuto il ministro prevedendo "un confronto costruttivo con l'Unione europea" sulla Banca che potrà contare su speciali garanzie dello Stato e sui Trem-bond fiscalmente agevolati, con aliquota al 5%, "la più bassa in Europa", per canalizzare il risparmio nel Sud.

Il ministro ha confermato che le banche di credito cooperativo sono i promotori privati del progetto. Sul ruolo di Poste, Tremonti ha puntualizzato che "si stanno ipotizzando varie forme tecniche, convenzioni, servizi o altro" ma che "l'intesa dovrà essere trovata tra il mondo di Federcasse, che sono i promotori, e Poste perché sarà tutto privato". Il Mef tuttavia conserva il ruolo chiave di "facilitatore", cioè regista del processo tra privati.

Sulle dimensioni della Banca del Mezzogiorno, sull'entità del suo patrimonio, sulla consistenza delle quote sottoscritte dai soci azionisti fondatori, non sono state fornite stime o cifre. Né sono emersi dettagli sui membri aderenti al comitato promotore: l'emendamento in Finanziaria sulla Banca del Sud presentato ieri ma non votato non prevede la proposta di tre membri del comitato da parte del ministro dello Sviluppo Claudio Scajola, come inizialmente previsto dal testo del ddl modificato dopo il varo del consiglio dei ministri di metà ottobre.

Il progetto è in una fase molto preliminare. Il presidente di Federcasse Alessandro Azzi ha detto che "occorre che ci sia innanzitutto chi se ne fa prioritariamente carico e poi, una volta definito il percorso, c'è la possibilità per ulteriori aggregazioni da parte di altre banche sul territorio", come per esempio le popolari. Ma il progetto "non c'è, lo dobbiamo mettere a fuoco". Il ministro ha invece spiegato che "la partecipazione nella Banca potrà essere effettuata entrando nel capitale o fornendo altri strumenti, o la propria rete" e ha esteso il campo delle ipotesi allo studio anche "ai consorzi di garanzia".

Alla riunione di ieri con una quindicina di rappresentanti del mondo degli imprenditori e delle banche sul territorio – ma per il presidente di Confcooperative Luigi Marino andranno coinvolti in futuro anche i sindacati –, il ministro ha partecipato accompagnato dai tecnici che si stanno occupando della Banca, presso il Tesoro il direttore generale Vittorio Grilli e il dirigente generale Andrea Montanino, in Parlamento Marco Milanese.

13 novembre 2009

 

 

 

 

Irpef, acconto ridotto al 79%

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12 novembre 2009

Per gli studi di settore tornano i correttivi

Il bonus premierà imprese individuali e professionisti

"Dai nostri archivi"

Il bonus premierà imprese individuali e professionisti

Fisco: allo studio il taglio dei versamenti Ires e Irap

Sull'acconto pesa la stretta

Entro oggi alla cassa per l'acconto 2007

Acconto, ravvedimento leggero

 

Il taglio degli acconti fiscali di novembre riguarderà soltanto l'Irpef. Piccole e medie imprese, ditte individuali e società di persone che pagano l'imposta sulle persone fisiche godranno di uno sconto nel versamento di novembre. Restano escluse l'Ires e l'Irap. È quanto hanno riferito alle agenzie di stampa fonti di governo, respingendo l'ipotesi che ci sia stata una retromarcia rispetto alle intenzioni iniziali.

Il decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri riduce l'acconto Irpef da versare entro il prossimo 30 novembre di 20 punti percentuali, dal 99% al 79 per cento. L'intervento, riferiscono fonti del ministero dell'Economia, vale 3,8 miliardi e sarà coperto con le risorse provenienti dallo scudo fiscale. Il recupero sarà effettuato in sede di conguaglio nel 2010. "Una cifra importante - ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti - si riducono gli acconti che i cittadini devono pagare alla fine di novembre, si lascia nelle tasche della gente più liquiditità".

Fino a ieri sera, secondo quanto prevedeva lo stesso comunicato ufficiale di palazzo Chigi, il decreto al vaglio oggi del Consiglio dei ministri prevedeva "Disposizioni in tema di differimento del versamento dell'acconto dell'Ires e dell'Irap" e non l'estensione all'Irpef. Oggi dopo la riunione un ministro ha confermato pubblicamente ai giornalisti che la misura approvata riguardava Irap, Ires e Irpef. La decisione di modificare la norma stralciando il beneficio, così come era stato pensato inizialmente, per grandi imprese e società di capitale sarebbe quindi stato deciso dopo il Consiglio dei ministri.

Il comunicato stampa diffuso in serata da palazzo Chigi sulle decisioni del Cdm parla solo di "un decreto legge per il differimento di acconti di imposta. Il decreto contiene anche disposizioni tese a consentire ai Comuni il rimborso della terza rata dell'Ici extrarurale". Il Consiglio dei ministri ha approvato la norma, spiega Palazzo Chigi, "con l'obiettivo di garantire strumenti di ausilio nella particolare congiuntura economica in corso di superamento".

Secondo l'ultima versione dell'intervento ad essere agevolati sarebbero piccole aziende, ditte individuali, società di persone, e i titolari di partita Iva che pagano l'Irpef. Sono esclusi invece i lavoratori dipendenti che pagano le tasse in busta paga, ma non quelli che hanno redditi aggiuntivi.

Poche ore prima che si arrivasse al chiarimento sul nulla di fatto per Ires e Irap, era intervenuta in termini di moderata soddisfazione la presidnete di Confindustria, Emma Marcegaglia. "La riduzione dell'acconto di novembre in termini di liquidità può essere un aiuto, si parla di 2-3 miliardi di euro complessivi per imprese e cittadini, ma con una platea così ampia la dimensione è minima". Per Marcegaglia scelte di alleggerimento vanno inquadrate "in un discorso più ampio di calo della pressione fiscale in modo più strutturato. Può essere una misura che in questa fase alleggerisce, soprattutto in termini di liquidità, ma penso che serva un progetto, magari graduale, di abbassamento della pressione fiscale".

Il Consiglio dei ministri ha inoltre approvato il disegno di legge taglia-burocrazia, proposto dal ministero della Funzione pubblica, guidato da Renato Brunetta. Tra le novità, la possibilità di effettuare il cambio di residenza senza recarsi fisicamente allo sportello, il rilascio della carta d'identità a coloro che hanno compiuto i dieci anni anziché a 15 e l'obbligo di prestare giuramento al momento dell'assunzione per tutti i dipendenti pubblici. Il ministro Brunetta ha così commentato: "Basta molestie amministrative. La pubblica amministrazione non deve più molestare i cittadini". "È un avvio dalla parte dei cittadini", ha detto il ministro spiegando che oltre alla semplificazione ci sarà anche "più dignità della pubblica amministrazione", facendo riferimento al giuramento previsto per i neo assunti della amministrazione pubblica.

12 novembre 2009

 

 

 

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